Gabriele Toneguzzi

Superluoghi, vedi alla voce

Supeluoghi, logo

Incessante catalizzatore e dispersore d’umani, il treno è superluogo molto poco considerato, in perenne divenire e mai uguale a se stesso. Un territorio mobile senza pari ove, oltre a viaggiare, è possibile lavorare, rilassarsi, pranzare, coricarsi, lavarsi. Insomma, vivere. E, diversamente da un bastimento, a stretto contatto ed in perenne immersione nelle estensioni attraversate. Vivere. Collettivamente, nella temperie d’afrori e d’umori in un vagone stracolmo. O stesi nella privatezza e quiete di una singola, di notte, magari occupati a trapiantare paesaggi reali in paesaggi intellettuali. Vivere: in orario od in ritardo. In configurazioni variabili ove esiste un’alea costante, dipendente da causalità esterne. Vivere, entro spazi ridotti, a stretto contatto, pure fisico, con una successione imponderabile di sconosciuti che più o meno di frequente si alternano: ripugnanti, insoliti, barbosi od attraenti. Dei quali non possiamo, almeno per un attimo, non interessarci. Una situazione singolare che, in altri ambiti, non ci sogneremmo nemmeno alla lontana di accettare. Il fascino della rotaia, e per mille motivi, è da tempo defunto; forse a motivo di ciò, risulta indifferente. E se altri spazi, come l’abitazione o l’automobile, sono costantemente esplorati dai progettisti, quello dei veicoli ferroviari, da tempo, è quasi completamente ignorato. Tuttavia, una seconda giovinezza fondata sulla dalla possibilità di spostarsi ad alta velocità sulle medie distanze e dalla consapevolezza di dover ricorrere al trasporto collettivo in ambito locale ed urbano, pone il problema di riconsiderare il vettore ferroviario come architettura mobile, ripensandolo fin nel concetto e nelle funzioni. Anche in relazione alla durata (circa vent’anni), alle percorrenze (milioni di chilometri) e, soprattutto, alla possibile trasformabilità degli interni. Disegnandolo accuratamente, in modo diverso da quanto fino ad ora è stato fatto. Onde vivere il mezzo non come necessario fastidio ma, al contrario, come una singolare estensione spaziale in movimento, molto più importante delle fugaci stazioni.

Gabriele Toneguzzi

Pubblicato ne AA VV La civiltà dei superluoghi, notizie dalla metropoli quotidiana, Bologna, 2007

This entry was written by gt, posted on 14 Ottobre 2007 at 20:22, filed under Articoli/scritti, Biblioteca, Ferrovie. Bookmark the permalink. Follow any comments here with the RSS feed for this post.

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