Gabriele Toneguzzi

Il Modo Italiano. Design e avanguardie artistiche in Italia nel XX secolo

Video di Gustav Hofer

Rovereto (TN). Altra mostra sul design italiano: altra celebrazione di glorie passate. Che son storia recente. In attesa dell’italico museo del design, pronto – non si sa perché – chissà quando, magari coi pezzi divenuti nel frattempo fossili, ecco aggirarsi nelle sale, per l’ennesima volta, i soliti noti. Una processione di Castiglioni, Colombo, Mari, Pesce, Sottsass, Zanuso, etc., preceduti dagli Albini, Baldessari, Figini&Pollini, Ponti, Terragni, con un’interessante variante: la compagnia di qualche artista coevo. Un viatico, quest’ultimo, indispensabile e purtroppo assente appena un piano più sopra, nel contemporaneo e più grande allestimento riservato a ‘Mitomacchina’. Questa mostra, frutto di una coproduzione del Mart congiunto al Musée des Beaux Arts de Montréal, è stata costì ospitata come pure al Royal Royal Ontario Museum di Toronto, approdando ora a Rovereto, ultima tappa. Pressoché nulla da eccepire, in linea di massima: francamente, la mostra scorre sul velluto delle certezze. Tuttavia credo sia opportuno porsi qualche interrogativo: cui prodest, tutto ciò? Se, per un verso, oltreoceano il campo del design italiano può apparire molto meno conosciuto (almeno al vasto pubblico) ed un’operazione del genere si manifesta più che opportuna, dall’altro – presso di noi – la domesticità nostrana e la diuturna frequentazione con molti degli oggetti in mostra (più d’uno dei quali ancora in produzione) potrebbe rendere la visita asfittica e scarsamente utile. Ingenerando pure una sorta di sindrome da mancolista: celo, celo; manca, manca…
Pensando proprio al vasto pubblico, al nostro paese ed alla sede espositiva, forse sarebbe valsa la pena d’approfondire ancor di più l’ambito artistico italiano del secondo dopoguerra, considerata l’autonomia d’allora nei confronti del panorama internazionale: movimento d’arte concreta, spazialismo, arte povera, etc. Questo, onde tentare di architettare più ampi paralleli, didatticamente molto utili per ricostruire ancor meglio l’humus sul quale, almeno in parte, ha messo radici quel che poi è indubbiamente divenuto, a livello internazionale, un indiscusso esempio di riferimento.

Poltrona “Fiocco”, 1970
Gruppo G 14 [Gianfranco Facchetti, Umberto Orsoni, Gianni Pareschi, Pino Pensotti, Roberto Ubaldi]
Poltrona “Fiocco”
1970

Soprattutto pensando al futuro, una riflessione più profonda sull’evoluzione del disegno industriale, certo sarebbe auspicabile. L’argomento è stato trattato molte volte, anche diffusamente. Ciò nondimeno credo sarebbe utile insistere per favorire progressi e/o cambi di rotta evitando cosí di perdere la primazia acquisita sul campo tramite l’acquisto di nuovi meriti. Diversi segnali nell’aria, evidenziano che non pochi altri han da tempo dimostrato di far tesoro dell’esperienza italiana, tentando di appropriarsene, assimilandola per poi farla evolvere in altre direzioni. Sarebbe un peccato ci fosse strappata la palma dell’eccellenza. E non certo per sciovinismo: nell’incessante e positiva competizione globale, significherebbe semplicemente che siamo stati incapaci di guardare oltre un cospicuo lascito perché onusti d’allori e troppo presi a crogiolarci in eccessive celebrazioni. Dimostreremmo allora di non esserci saputi rimboccare le maniche rendendo fertile un’eccellenza.
Probabilmente anche a questo dovrebbe servire un’istituzione museale: lasciando il certo per l’incerto, con un’alea di rischio, molto impegno ed un po’ di coraggio, senza guardare troppo al lavoro che dovrebbero fare altri e senza timore di invasioni di campo, potrebbe tentare di gettare qualche sasso in uno stagno che, dopo i molti ribollimenti del passato, appare vieppiù immoto. Forse ne potrebbe uscire qualche interessante increspatura.

Gabriele Toneguzzi

Pubblicato ne Il Giornale dell’Architettura (Il Giornale del Design) Aprile 2007

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Il Modo Italiano. Design e avanguardie artistiche in Italia nel XX secolo
Mart, Rovereto (TN). Dal 3 marzo al 3 giugno 2007
A cura di Giampiero Bosoni, Guy Cogeval

This entry was written by gt, posted on 4 Maggio 2007 at 16:40, filed under Architettura, Articoli/scritti, Biblioteca, Industrial design, Recensioni, Riviste. Bookmark the permalink. Follow any comments here with the RSS feed for this post.

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